Saudi Pro League: perché darle una chance
Saudi Pro League: perché darle una chance
Un punto di partenza per approcciarsi ad una nuova realtà
Forse, in ottica futura, comprare i diritti per trasmettere il campionato arabo in Italia potrebbe essere un vero affare, per una competizione che fa molto parlare di sé. Questo perché si potrebbe anche ragionare su più fronti, prendendo ad esempio il modello del GamePass, che rimarrà esclusiva Dazn Italia per un’altra decade. Certo, la strada per vedere i “nuovi vecchi club” sauditi in vetta al mondo è ancora lunga, ma difficilmente la cosa si esaurirà in stile “calcio cinese”.
Saudi Pro League: il “fùtbol” è qua?
Molti appassionati rimangono ancora scettici, perché il cosiddetto “fùtbol” (da leggersi rigorosamente alla Adani) è in Europa, ma poi ascolti uno come Vidal proclamare il sud America come patria del calcio e Mbappe che perde contro Messi una finale Mondiale (dopo averne, però, vinta un’altra soltanto quattro anni fa). Insomma, ognuno dice la sua e anche noi diremo la nostra.
La verità, se di verità si può parlare, è che alcuni dati di fatto rimangono; il livello di molti giocatori, ad esempio, è indiscutibile, con titolari europei nel pieno della propria carriera come Milinkovic-Savic, Ibanez e Kessie, senza dimenticare portieri con ottimi numeri come Mendy o Bounou. Senza andare a scomodare anche mostri sacri come Cristiano Ronaldo (con ogni probabilità, ancora farebbe differenza in diversi club di Serie A) o Benzema (a distanza di appena un anno da pallone d’oro).
Basterebbe questo a giustificare un occhio di riguardo, con professionisti che possiamo anche chiamare “mercenari”: ma in un mondo di mercenari (più o meno nascosti) questo non deve stupirci nemmeno più. L’estate scorsa l’avvicendamento legato alla questione Lukaku ha fatto molto parlare di sé, ma in un mondo in cui sono i procuratori ad indirizzare le trattative dove preferiscono i casi non mancano di certo (da Icardi a Tonali sono molti i giocatori che giuravano fedeltà alla causa del momento). Anche se lo fanno per soldi, come si dice, lo fanno bene, con Firmino che ne fa 3 all’esordio con la maglia dell’Al-Ahli. Poi, certo, il contorno ancora va limato, ma appena un anno fa sembrava ci fosse il solo Ronaldo a dare risalto alla lega, mentre ora i nomi da Champions risuonano da ogni parte.
Fra Sport e Spettacolo: cultura calcistica
Si potrebbe parlare poi del pubblico, che svilupperà certamente una coscienza calcistica se continueranno a piovere campioni, credo sia quasi inevitabile e lo evidenzia anche la curiosità, almeno in queste prime fasi, che arriva un po’ da ogni dove. Alla fine, LibertyMedia e la Formula 1 moderna ci dimostrano che, prima dei contenuti, è la presentazione del pacchetto a fare la differenza e, se sapranno vendere bene il prodotto, la lega saudita delle stelle non ancora cadute potrà certamente diventare curioso approdo di appassionati e non solo (già mi immagino presto un nuovo fantacalcio a tema). E occhio a considerare scaduti tutti i giocatori che vanno là, perché le figuracce contro le cosiddette “squadrette” sono sempre in agguato (Italia docet).
La lega dei grandi nomi
Qualche tempo fa, sulle reti di Sportitalia si parlava di una sorta di “player league NBA” e probabilmente può essere così anche la Saudi League, con molti appassionati dall’estero a seguire il giocatore, piuttosto che il club. C’è anche chi insiste sul definire “finiti” tutti i giocatori che si trasferiscono in Arabia, come se mai nessun giocatore sia arrivato in qualche club nostrano col solo intento di “svernare”. In quest’ottica, però, di cosa parliamo? Cosa vuol dire? Messi è finito perché in Usa? Che se ne dica, lo stesso Ibra andò a giocare oltreoceano per poi tornare e vincere un iconico scudetto con il Milan (e non ho dubbi ad annoverarlo fra i protagonisti di quell’impresa e rinascita rossonera).
Tuttavia, quanto evidenziato fino a questo momento non esamina che il punto di vista meramente calcistico di un progetto nato per continuare ad integrare nelle proprie manovre giocatori di rilievo che, anche se per soldi (cosa comunque da dimostrare, rimanendo noi semplici spettatori passivi che non possono né devono avere la presunzione di sapere tutto di ogni cosa), svolgono il proprio “lavoro” splendidamente, come dimostra la mai banale dedizione dello stesso CR7.
Tuttavia (bis), tale analisi manca totalmente di affrontare temi ben più importanti e comunque legati al mondo del calcio, che si mira ad espandere anche in zone del mondo in cui alcuni fondamentali diritti non sono ancora tali, spesso nemmeno sulla carta. Va dunque detto che chi scrive non intende giustificare progetti specifici o sponsorizzare alcunché, anche se ammetto di avere un po’ di curiosità a riguardo e di guardare alcune partite, se non altro per avere un’idea mia e poterla condividere con voi. Poi non è tutto positivo ovviamente e senza scomodare temi ben più impegnati si potrebbe discutere anche sugli stipendi troppo alti e sull’estrema inflazione calcistica: ma non è, forse, solo la punta luccicante di un iceberg che, in fondo, ha già invaso il calcio ben prima dell’avvento dei fondi arabi?
In conclusione?
Ad ogni modo, che il calcio saudita piaccia o meno, difficilmente “l’isolazionismo” europeo potrà essere la soluzione ai problemi (che rimangono), così come “ignorare l’altro” non è mai soluzione nemmeno al di fuori del mondo del pallone. Imparare a convivere, a rinnovarsi per migliorarsi e a non giudicare senza osservare: si potrebbe cominciare da qui, da questi semplici ma fondamentali passi, per sviluppare realmente un’idea che non sia solo frutto di qualche stereotipo o di qualche preconcetto. Perché gli stereotipi esistono anche per noi, ma poi ci lamentiamo, giustamente o meno, quando vengono usati. Specialmente se davvero dovesse concretizzarsi il progetto delle squadre saudite intenzionate a giocare la Champions League nostrana, ridimensionare il proprio ego calcistico e rivedere le proprie strategie di crescita sarà fondamentale, per scontrarsi con nuovi rivali e per rifondare un universo sportivo che dal 2014 non fa nemmeno una singola (per quanto deludente) apparizione mondiale. Tutto ciò, magari, mettendo da parte l’ipocrisia di chi critica le leghe orientali, dimenticandosi completamente che, sempre per i soldi di questi ultimi, in Qatar ci hanno fatto giocare persino un Mondiale.
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About the Author: Alessandro Tassinari
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