Felicità e ben-essere

Felicità e ben-essere

di 13 Aprile 2024

“Ognuno ha la sua dose di felicità”, questo si augurava per noi tutti il famoso cantautore romano Luca Barbarossa, in una sua meravigliosa canzone d’altri tempi. Tuttavia, il concetto di felicità può assumere sfumature differenti tra loro e determinare eventi diametralmente opposti. Essere felici, in pace con se stessi, porta ad una visione ottimistica della vita con aspettative positive per il futuro, ma bisogna anche possedere l’ammirevole facoltà di discernere la realtà dall’illusione. Ariosto stesso, nella sua lungimirante opera qual è “L’Orlando Furioso” dimostra come l’ossessiva ricerca di una felicità solo apparente, metaforicamente incarnata nell’oggetto del desiderio, porti il protagonista ad una follia quasi umiliante. Alla fine dei giorni, a debiti saldati e pene scontate, spetterà ad ogni uomo la felicità eterna, solo creduta concreta da Lorenzo il Magnifico con la credenza del “carpe diem”. La felicità è libertà poiché l’oppressione rende schiavi e, dunque, infelici. La solidarietà e l’altruismo, d’altro canto, sono la base di rapporti sociali equi da cui ogni uomo non potrà che nascere arricchito, perché è nella reciprocità disinteressata del gesto che si nasconde un aiuto concreto. Come possiamo pensare che questo meccanismo funzioni se prima l’uomo non è in pace con se stesso? Apprezzare le piccole cose, tornando tutti un po’ bambini, spesso accontentandosi di quel che si possiede, è fondamentale per vivere al meglio la propria esistenza di modo che, una volta sereni, si possa condividere questa tranquillità con altri individui. La felicità nasce anche dalla consapevolezza nei propri mezzi, poiché ponendoci obiettivi al di fuori della nostra portata non riusciremmo ad apprezzare quel senso d’appagamento tipico di “chi riesce”. Con ciò non voglio intimare di limitarci alle sole nostre possibilità perché non ne conosciamo a pieno le potenzialità, ma se anche dovessimo fallire, dovremmo comunque rallegrarci dato che per ogni persona che perde ce ne sarà sempre una che vince. Mi rendo conto dell’utopia accompagnatrice di questo mio pensiero, tuttavia ricordo che la felicità è un’emozione umana, non acquistabile col denaro e dunque non obbligatoriamente legata ad eventi concreti; ma nella nostra società marcia in cui è proprio il denaro a governare possiamo realmente permetterci di affermare che i soldi non fanno la felicità? Cosa ne penserebbero i nullatenenti a cui sicuramente servirebbero per giungere all’agiatezza terrena? D’altra parte, San Francesco si impegnava proprio a vivere in povertà, sostenendo i meno fortunati; lui stesso decise volontariamente di liberarsi dall’oscura nube dell’ignoranza per una nobile causa. L’ossessiva e continua ricerca del possesso ha spinto l’uomo ad allontanarsi sempre più da quell’ideale tanto astratto quanto infantile di “vivere senza pensieri”. Come saremmo in uno Stato naturale senza beni terreni? Come facevano i nostri antenati senza nulla? Erano felici, perché liberi, forse anche per la mancanza di proprietà privata, punto fondamentale per gli Illuministi che portò Rousseau a distaccarsi dagli altri intellettuali Enciclopedici. La felicità tra due individui nasce dalla comprensione reciproca ed è, quindi, un rapporto basato sull’equilibrio costante di questa armonia. La felicità è in Dio, ossia sia fuori che dentro di noi, asseriva Pascal ed effettivamente non aveva torto. Se è vero che la felicità è generata da un insieme infinito di fattori, cosa può a sua volta determinare essa stessa? Sicuramente coraggio, come mostratoci da Richard Bach nel suo appassionante romanzo “Il Gabbiano Jonathan Livingston”, poiché un uomo felice ha sì realizzato se stesso, ma spesso per raggiungere il suo stato ottimale deve opporsi al senso comune, quindi è una lotta per affermare i propri ideali sentendosi liberi; ciò produce inevitabilmente coraggio e sicurezza. E’ altrettanto vero che la felicità crea altra felicità. Prendiamo ora in considerazione l’impatto che un felice risveglio potrebbe avere su un individuo: se, cominciando la giornata, mi trovassi in contatto con una persona sorridente, l’approccio con la mattina si rivelerà essere dei migliori; al contrario, un viso cupo in un inizio già abbastanza grigio sicuramente contribuirà a peggiorare la situazione. “La gioia è una rete di amore in cui si possono prendere le anime” così Madre Teresa di Calcutta esprimeva un concetto talmente complicato da sembrare quasi banale: spesso rimaniamo prigionieri della felicità dei nostri amici ed inconsciamente rendiamo loro partecipi della nostra, poiché questa lega un amore disinteressato verso il prossimo e, riprendendo le parole della stessa religiosa poc’anzi citata: “Non capiremo mai abbastanza quanto bene è capace di fare un sorriso”.

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About the Author: Alessandro Tassinari

Alessandro nasce a Forlì il 21 settembre del 1998. Ha partecipato a diversi Concorsi Letterari ottenendo più di ottanta premi e riconoscimenti (tra primi posti e menzioni di merito); suoi componimenti sono presenti in diverse antologie e siti d’impronta culturale. Nel 2015 partecipa ad una mostra forlivese, dedicata alla creatività adolescenziale. Partecipa come comparsa alla docu-fiction “Morgagni oggi; sua maestà anatomica” (di Cristiano Barbarossa). Realizza le illustrazioni per il fantasy “L’ombra di Lyamnay” (Annarita Faggioni), per poi firmare le introduzioni alla raccolta poetica “Respiro di vita” (Melissa Storchi) e a “Dieci Dodici” (Umberto Pasqui). Nel 2016 riceve il premio “Naim Araidi” per la poesia giovane. L’anno seguente partecipa come giurato al concorso “Aspettando il Natale”. Vince una borsa di studio per merito presso l’Università di Bologna ed un’altra istituita dal Comune di Cervia in memoria di Gino Pilandri, storico sindaco della città romagnola. Presso l’Università di Bologna consegue in tutto tre lauree: in Lettere, Italianistica e Geografia.

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