La furia del terremoto
La furia del terremoto
#Amarcord
Le “grida” del sisma sono state percepite dalla riviera riminese alle soleggiate terre partenopee. Quasi 700 anime sono state travolte dalla crudeltà della natura, una furia inattesa che ha strappato 296 persone dalle braccia dei cari sconvolti. Il terremoto del 24 agosto 2016 ha cominciato ad Accumuli la sua avanzata. Erano le 3:36 quando, ad 8 km di profondità, un evento sismico di grande portata poneva l’epicentro della distruzione. I cittadini, rapiti da un sonno profondo dovuto alla tarda ora, non hanno avuto tempo di reagire; per chi la tragedia l’ha vissuta, come per chi ne ha solo percepito l’eco, è sempre difficile riportare l’accaduto. Le immagini più commoventi e le testimonianze più malinconiche giungono dai corpi senza vita delle vittime e dalle telefonate fatte alle forze dell’ordine. Una coppia di giovani innamorati abbandonava questo nostro mondo infame in una stretta carica del rammarico dei soccorritori, mentre un ragazzo spendeva i suoi ultimi istanti per salutare la madre. Ogni Stato piange i nostri morti, i politici partecipano ad una gara di ipocrita solidarietà, ma i precedenti raccontavano già di una città quasi completamente rasa al suolo ed ora ci si domanda perché un campanile sia franato sull’esistenza innocente di una famiglia ignara. Se da un lato prevedere i terremoti è impossibile, dall’altro la prevenzione è praticamente nulla. Le ristrutturazioni dovrebbero essere incentivate, invece i costi risultano spesso proibitivi, in più le opere pubbliche compiute si sgretolano, come la sabbia friabile di cui sono sature. Interessi e denaro governano il mercato e progettano case popolari destinate a crollare. Intanto la popolazione si divide fra chi crede di poter fare realmente qualcosa e chi solca l’onda della novità, senza sapere dove questa porti. Si attaccano i migranti, a cui è, a detta di molti, concesso di stare in albergo, ma su questo non entro in merito e si denunciano emergenze fantasma che non esistono davvero. Tutti si credono filosofi, ma facendo i moralisti speculano su vite stroncate col preciso intento di alimentare una polemica a sfondo sociale. Internet ha dato agli “stupidi” la possibilità di esprimersi, questo è il vero male del mondo. Si propongono modelli innovativi per la prevenzione, dopo, sempre dopo… Perché i fondi per la messa in sicurezza non sono mai giunti a chi di dovere? In Emilia le donazioni per i terremotati svanirono nel nulla, come le loro speranze di avere una vita normale. In questo modo gli interessi avranno sempre la meglio sulla solidarietà, che intanto diminuisce. Sul web bufale prive di fondamento si susseguono, fra chi si improvvisa un politico fingendo di promulgare leggi proprie e chi propone di devolvere in beneficenza il montepremi del superenalotto, senza sapere che non si può certo costringere un ente privato a disfarsi del proprio patrimonio; opportunisti in cerca di seguito ci sono sempre. I tempi sono lunghi, ma almeno si tentano rimedi: i terremotati de L’Aquila attendono ancora un’abitazione. Seguire il modello giapponese è sicuramente giusto, ma perché non lo si è fatto prima? Le spese di restauro sono più dispendiose di quelle per la prevenzione. Il colpo più duro inflitto all’opinione pubblica arriva però da un paese che si era detto tanto amico; le vignette satiriche francesi hanno infatti disgustato più del terremoto stesso. Loro si sono dimostrati quantomeno coerenti con la politica di diffamazione che seguono. Quando ad essere attaccati furono i Musulmani fu facile per noi difendere il giornale parigino, pur non avendolo, probabilmente, mai letto. La satira francese non lascia scampo a nessuno, non prova rimorso e non ha pietà, per questo suggerisco di ignorarla. Giunti a questo punto, sono davvero poche le cose a cui prestare attenzione. Adesso, tutti si dicono tristi, ma quando a soffrire è un disgraziato che non fa rumore nessuno ne compiange il martirio. Si è parlato troppo e a sproposito, quel generoso silenzio che tanto ci asseconda nei momenti più bui, appare ora dimenticato e segregato da una blasfemia ipocrita e senza pudore. E’ giusto vigilare sul nostro mondo, sui nostri fratelli ed è caritatevole condividerne dolori e gioie, ma il raccoglimento più sincero risiede forse nella nostra quotidiana riservatezza. Il denaro governa questa nostra esistenza di sventure, in cui i veri sopravvissuti non sono i pochi scampati alla furia della natura, ma i rari volti capaci di dissolvere le apparenze.
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