Recensione di “Chi sta male non lo dice”, di Antonio Dikele Distefano

Recensione di “Chi sta male non lo dice”, di Antonio Dikele Distefano

di 15 Ottobre 2024

Recensione di “Chi sta male non lo dice”, di Antonio Dikele Distefano

Alessandro Tassinari – @aletasso21

Avevo bisogno di una lettura che superasse il classico standard del “libro da vendere” e quando mi si è presentata l’occasione sono stato felice di coglierla. Penso sia importante esplorare diversi generi letterari, senza fossilizzarsi su una singola idea, spesso limitante e pericolosa. L’opera è interessante sotto differenti punti di vista proprio per la varietà dei temi affrontati. Il razzismo rimane sicuramente il centro del romanzo, una scintilla ignobile che porta avanti la storia. Nel mezzo, però, si parla anche di droga, di famiglia e di adolescenza, dalla prospettiva di chi la storia, quella vera, la vive e la racconta, nel disperato tentativo di esorcizzare le proprie paure.

Ifem è un’anima guerriera, che cerca sempre di cadere in piedi anche quando la vita sembra portarle via tutto. Combatte contro mostri di ogni sorta, perché spesso le nostre paure sono più concrete di quanto vorremmo immaginare. È lei, col suo coraggio, che meriterebbe più di qualche nota di apprezzamento. Purtroppo, data l’attualità dei temi trattati, la storia si presta perfettamente ad essere abitata dai nostri giorni, che sembrano alimentarne la crudeltà e lo sgomento. Razzismo e angoscia adolescenziale, tuttavia, non hanno l’esclusiva al ventunesimo secolo e si potrebbe immaginare il romanzo anche in altri contesti storici.

L’autore è semplice e diretto nella narrazione e non ha paura di mostrarci la realtà per come appare, nella sua vitalità. La lettura è scorrevole e non priva di spunti di riflessione; ogni pagina completa quella precedente e ne amplia il significato. Il libro è davvero un ottimo connubio tra gioia e dolore, perché, nonostante le vicende dei protagonisti siano segnate da diversi eventi inaspettati, sullo sfondo resiste sempre un messaggio di vita e speranza. Potremmo definirla una “lettura leggera” dal punto di vista della scrittura, schietta e decisa, ma i temi trattati sono importanti e impegnativi. Sicuramente non mi sono pentito della mia scelta, che rifarei nuovamente senza indugi. Lettura consigliatissima e molto interessante.

I personaggi trasmettono empatia, sia per il punto di vista scelto che per il rapporto che viene a crearsi coi lettori. Il romanzo riesce a trasmettere le sensazioni che provano i protagonisti, rendendoci partecipi di un universo ulteriore, che non è lontano quanto crediamo. Questo avviene perché, a volte, il confine tra realtà e finzione è tanto labile da scomparire. Già dalle prime righe si capisce che l’autore ha ben chiaro l’argomento che ha deciso di trattare. Proprio questa consapevolezza, unita alla sua sensibilità espressiva, contribuisce a rendere viva la storia.

Il libro racconta di vite complicate, anche se la narrazione lascia qualche spazio a momenti di “leggerezza” e affetto, sempre rispettando la cornice generale. Pagina dopo pagina cresce sempre di più la consapevolezza di essere entrati in un universo apparentemente noto, ma ricco di risvolti inattesi, spesso ignorati. La lettura si rivela il mezzo migliore per sensibilizzare se stessi e gli altri. Credo che l’autore non cerchi di convincere nessuno con la sua idea; vuole mostrare. Questa scelta è dettata dal fatto che, troppo spesso, tendiamo a sottovalutare problemi che riteniamo distanti da noi. Perciò, mostrando la realtà nella sua interezza, l’osservazione si trasforma in “consapevolezza critica”. Altro punto di forza del romanzo.

La leggerezza nella pesantezza, la disinvoltura nella serietà, la capacità con la quale l’autore riesce a tradurre in parola sentimenti difficilissimi persino da immaginare. Ogni cosa prende vita fra queste pagine. Ho apprezzato molto il modo in cui i protagonisti cercano di liberarsi da ogni pensiero, fingendo che non ci sia più nulla attorno a loro. Mi immagino la libertà che provano, o che tentano di provare. Non dico altro per non fare nessuno spoiler!

È sicuramente un libro che consiglierei a tutti. Chi conosce le problematiche trattate farà sicuramente meno fatica ad immedesimarsi nei protagonisti della storia, ma anche chi si crede più lontano dai fatti non rimarrà deluso. Anzi, potrebbe essere un buon punto d’inizio per approfondimenti futuri. Alcuni degli argomenti trattati mi ricordano molto “Kkeywa, storia di una bimba meticcia” e “Il buio oltre la siepe”. Forse, sono paragoni impropri o contestabili, ma penso che ogni lettura provochi sensazioni, emozioni, percezioni diverse a seconda della sensibilità di chi legge. Ci sarebbero anche ulteriori somiglianze con altri romanzi famosi, ma penso di avervi già rubato troppo tempo!

 

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About the Author: Alessandro Tassinari

Alessandro nasce a Forlì il 21 settembre del 1998. Ha partecipato a diversi Concorsi Letterari ottenendo più di ottanta premi e riconoscimenti (tra primi posti e menzioni di merito); suoi componimenti sono presenti in diverse antologie e siti d’impronta culturale. Nel 2015 partecipa ad una mostra forlivese, dedicata alla creatività adolescenziale. Partecipa come comparsa alla docu-fiction “Morgagni oggi; sua maestà anatomica” (di Cristiano Barbarossa). Realizza le illustrazioni per il fantasy “L’ombra di Lyamnay” (Annarita Faggioni), per poi firmare le introduzioni alla raccolta poetica “Respiro di vita” (Melissa Storchi) e a “Dieci Dodici” (Umberto Pasqui). Nel 2016 riceve il premio “Naim Araidi” per la poesia giovane. L’anno seguente partecipa come giurato al concorso “Aspettando il Natale”. Vince una borsa di studio per merito presso l’Università di Bologna ed un’altra istituita dal Comune di Cervia in memoria di Gino Pilandri, storico sindaco della città romagnola. Presso l’Università di Bologna consegue in tutto tre lauree: in Lettere, Italianistica e Geografia.

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