La caduta della Roma: dall’addio di Mourinho al caos totale

La caduta della Roma: dall’addio di Mourinho al caos totale

di 22 Ottobre 2024

La caduta della Roma: dall’addio di Mourinho al caos totale

Le parole di José Mourinho risuonano come un eco amaro nel cuore di tanti tifosi romanisti: “Io voglio rimanere alla Roma, però i miei giocatori meritano di più. E anche io merito di più, e voglio lottare per il più.” Parole che non solo svelano la nota frustrazione del tecnico portoghese, ma delineano anche il quadro desolante di una squadra che, dall’esonero di uno dei migliori allenatori della storia, è entrata in una spirale di degrado calcistico e gestionale.

 

L’addio di Mourinho: la fine di un sogno

Mourinho ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Roma. Il suo arrivo nel 2021 ha portato entusiasmo e risultati, culminati nella vittoria della Conference League, un trofeo europeo che mancava da decenni nella bacheca della squadra. Nonostante le difficoltà, “San José” – come lo chiamano alcuni dei suoi estimatori – ha saputo costruire un’identità forte, cementando la squadra con la sua mentalità vincente e il suo spirito di lotta. Ma, come spesso accade, anche i miracoli hanno un prezzo.

La stagione successiva è stata segnata dall’amarezza della finale di Europa League contro il Siviglia, una partita segnata dalle controverse decisioni arbitrali di Anthony Taylor. Una prestazione eroica della Roma, portata ai rigori nonostante evidenti ingiustizie, si è conclusa con la sconfitta. Quella notte segnerà per sempre il rapporto di Mourinho con il club e con una società incapace di proteggere la sua figura e i suoi giocatori.

 

Il caso De Rossi: un placebo per calmare la piazza

L’esonero di Mourinho ha lasciato un vuoto enorme, sia dal punto di vista tecnico che emotivo. La scelta di affidare la panchina a Daniele De Rossi, leggenda giallorossa ma allenatore inesperto, è apparsa da subito come una mossa disperata della società. Più che una scelta ponderata, sembrava un tentativo di placare la tifoseria, un placebo temporaneo per evitare rivolte. De Rossi, amatissimo dalla Curva Sud, si è trovato catapultato in un contesto troppo grande e complesso per le sue capacità da neofita della panchina, sebbene all’inizio in molti intravedevano decisi miglioramenti (lasciamo ad altre sedi le discussioni circa il modo in cui alcune vittorie erano effettivamente arrivate).

Nonostante l’affetto dei tifosi e qualche partita positiva, la squadra non ha retto. Il fallimento era quasi inevitabile, con una rosa già stanca, un mercato estivo rivoluzionario e il caso Dybala che ha ulteriormente destabilizzato l’ambiente. L’attaccante argentino è stato per giorni al centro di un tira e molla snervante: “vado, non vado”, tra voci di cessioni e prestazioni altalenanti che non hanno mai dato la scossa necessaria alla squadra.

 

Un’estate di rivoluzioni e caos

L’estate successiva all’addio di Mourinho, quindi, ha portato con sé una serie di operazioni di mercato che avrebbero dovuto ridare linfa alla squadra, ma che invece l’hanno ulteriormente destabilizzata. L’acquisto di giocatori non all’altezza delle aspettative, le cessioni improvvide, e la gestione confusionaria dei rinnovi hanno reso ancora più evidenti le falle nella gestione societaria. Il caos attorno al futuro di Dybala ha rappresentato un perfetto esempio dell’incapacità della Roma di gestire situazioni delicate e di assicurare continuità ad un progetto sportivo credibile.

Alla fine, dopo settimane di risultati indecorosi e prestazioni che hanno fatto infuriare i tifosi, De Rossi è stato esonerato, aggiungendo un altro tassello all’affresco del disastro giallorosso.

 

L’arrivo di Juric: un’illusione?

Dopo l’esonero di De Rossi, la società ha puntato su Ivan Juric, un allenatore che ha sempre mostrato carattere e buoni risultati con squadre di medio livello, ma che ha subito dovuto fare i conti con la pressione di un ambiente esasperato. Le sue prime dichiarazioni, cariche di ottimismo, hanno cercato di riaccendere la speranza, ma sul campo la Roma ha continuato a faticare. Le prestazioni altalenanti, il continuo emergere di problemi interni e la totale mancanza di identità della squadra hanno fatto presto svanire l’entusiasmo iniziale.

Le parole di Mourinho suonano oggi come una triste profezia: “Sono stanco di essere allenatore, uomo della comunicazione, di essere la faccia che dice ‘siamo stati derubati’.” La Roma è stata derubata non solo da quel fatidico Taylor, ma da una società che non ha saputo dare continuità al progetto tecnico più importante degli ultimi anni, cacciando senza pudore uno degli allenatori più vincenti e iconici della storia del calcio.

 

Conclusione: il rimpianto di San José

Chiamatemi pure vedova di Mourinho, come piace ancora dire a molti, ma il suo addio è stato l’inizio di un declino che sembra non avere fine. Oggi, più che mai, la sua assenza pesa sul cuore dei tifosi, che vedono una squadra alla deriva, senza una guida e senza un progetto chiaro. Il miracolo della Conference League sembra ormai un lontano ricordo, oscurato da errori societari e scelte tecniche scellerate.

La Roma ha perso la sua anima, e con essa il rispetto di chi credeva in un progetto vincente. José Mourinho, con tutti i suoi difetti, rappresentava quell’anima. E ora, senza di lui, si fa fatica anche solo a sognare.

 

 

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About the Author: Alessandro Tassinari

Alessandro nasce a Forlì il 21 settembre del 1998. Ha partecipato a diversi Concorsi Letterari ottenendo più di ottanta premi e riconoscimenti (tra primi posti e menzioni di merito); suoi componimenti sono presenti in diverse antologie e siti d’impronta culturale. Nel 2015 partecipa ad una mostra forlivese, dedicata alla creatività adolescenziale. Partecipa come comparsa alla docu-fiction “Morgagni oggi; sua maestà anatomica” (di Cristiano Barbarossa). Realizza le illustrazioni per il fantasy “L’ombra di Lyamnay” (Annarita Faggioni), per poi firmare le introduzioni alla raccolta poetica “Respiro di vita” (Melissa Storchi) e a “Dieci Dodici” (Umberto Pasqui). Nel 2016 riceve il premio “Naim Araidi” per la poesia giovane. L’anno seguente partecipa come giurato al concorso “Aspettando il Natale”. Vince una borsa di studio per merito presso l’Università di Bologna ed un’altra istituita dal Comune di Cervia in memoria di Gino Pilandri, storico sindaco della città romagnola. Presso l’Università di Bologna consegue in tutto tre lauree: in Lettere, Italianistica e Geografia.

One Comment

  1. Fabio 23 Ottobre 2024 at 20:42 - Reply

    Purtroppo le società moderne non sono all’altezza della vecchia guardia. Credono che la continuità non valga nulla e sono affamati di soldi e risultati… Hanno perso uno dei migliori allenatori al mondo, uno che aveva già vinto anche troppo per la squadra che aveva, per lasciare la società in mano a un giovane appassionato romanista…. Arriverà anche il vostro momento, ma solo se arriverà la giusta continuità…

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