Alluvioni: comprendere il problema per cambiare la gestione del territorio
Alluvioni: comprendere il problema per cambiare la gestione del territorio
Alluvioni: comprendere il problema per cambiare la gestione del territorio
Negli ultimi anni, il tema delle alluvioni è diventato sempre più centrale per il nostro paese. Eventi meteorologici estremi stanno trasformando il volto di città e campagne, con devastazioni che si ripetono sempre più spesso e in modo sempre più intenso. Un esempio significativo è il “borgo medievale” di Modigliana, che per secoli ha resistito alle intemperie ma che recentemente ha visto i propri argini cedere sotto un volume d’acqua equivalente a un anno di piogge in poche ore. Qualcosa è cambiato: il clima, ovviamente, ma anche il territorio.
Cambiamento climatico e cattiva gestione del territorio
Che si parli di cambiamento climatico o meno, la realtà è evidente: fenomeni meteorologici intensi si verificano più frequentemente e su scala più ampia, con conseguenze drammatiche. Tuttavia, non si tratta “solo” di cambiamento climatico. Secondo il geologo Paride Antolini, Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna, l’uomo ha contribuito a peggiorare la situazione, con interventi che hanno inciso profondamente sul territorio, riducendo gli spazi naturali per l’acqua.
L’espansione agricola e urbana, dal dopoguerra a oggi, ha portato alla chiusura di fossi e canali naturali, compromettendo la funzione naturale di espansione che questi spazi offrivano per assorbire e rallentare le piene. Oggi, molti terreni e città sono sovraesposti alle alluvioni, proprio perché manca quella capacità di contenimento diffusa, che un tempo veniva assicurata dalle strutture naturali del territorio.
Dare spazio ai fiumi: una strategia per prevenire le alluvioni
Antolini sottolinea l’importanza di scelte difficili e coraggiose. Una di queste è dare spazio ai fiumi, un concetto semplice ma che richiede un cambiamento radicale nel modo in cui gestiamo il territorio. Questo potrebbe significare ad esempio smettere di alzare gli argini, per ridare ai fiumi la propria forma originaria.
Ciò richiede anche il ripristino dei fossi nei campi e lungo le strade, nonché la rimozione del cemento e l’ampliamento delle aree verdi nelle città. “I fiumi non sono nemici”, afferma il geologo, ricordando che la convivenza equilibrata con questi corsi d’acqua richiede una gestione che rispetti la loro naturale capacità di espansione e sedimentazione, soprattutto durante le piene.
Scelte coraggiose e consapevoli per un territorio più sicuro
Il percorso per prevenire le alluvioni è complesso e necessita di interventi che si estendano nel tempo e che richiedono la partecipazione di cittadini, agricoltori e amministrazioni. È essenziale che i cittadini siano consapevoli dei cambiamenti necessari, come la delocalizzazione di abitazioni o l’uso di terreni per assorbire l’acqua, e che anche il privato faccia la propria parte. Tornare a una gestione del territorio basata sull’equilibrio ecologico è un passo fondamentale, ma implica ripensare le nostre priorità economiche e ambientali.
La Romagna e il suo fragile equilibrio
Antolini conclude con una riflessione sulla Romagna, territorio dove il rapporto tra montagna, pianura e costa ha storicamente creato un equilibrio unico, oggi sempre più fragile. L’intervento dell’uomo ha disconnesso le aree fluviali collinari dalle pianure inondabili e, in alcuni casi, il mare dalle spiagge stesse, attraverso barriere che ostacolano il trasporto dei sedimenti. Questo tipo di frammentazione ambientale danneggia sia l’ecosistema costiero, con fenomeni come l’erosione e la subsidenza, sia la sicurezza idrica della pianura e della montagna.
Ritornare a una gestione rispettosa dell’ecosistema fluviale e ripristinare le connessioni naturali tra il fiume e il mare non è solo una scelta tecnica ma una necessità per garantire un futuro sostenibile alle nostre città e campagne. Non sarà facile, ma è una scelta sicuramente necessaria.
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