PSG-Manchester City 4-2: calcio, magia e follia al Parco dei Principi
PSG-Manchester City 4-2: calcio, magia e follia al Parco dei Principi
Il calcio è strano. Il calcio è illogico. Non ci si capisce nulla in questo gioco.
Quante volte ce lo siamo detti, con un misto di frustrazione e meraviglia? Questa frase, che Pierluigi Pardo ha scolpito nell’immaginario collettivo, è la sintesi perfetta di quello che è accaduto questa sera, questa pazza sera, al Parco dei Principi. Una serata che ha sfidato la logica, spezzato gli schemi e, in fondo, ci ha ricordato perché amiamo questo folle, bellissimo gioco.
Il racconto della partita
PSG-Manchester City. Due squadre che incarnano l’era del calcio moderno, con i loro fuoriclasse da figurine, le strategie complesse dei loro allenatori e un budget che sfida ogni concetto di limite umano (ma non solo). Due squadre che si sono affrontate sotto il diluvio in una battaglia che sembrava già segnata a metà del secondo tempo. Ma poi è successo ciò che succede solo nel calcio: l’impossibile.
Il City di Guardiola aveva messo le mani sulla partita con due colpi in rapida successione, firmati Grealish e Haaland, lanciando un messaggio chiaro: “Questa è la nostra serata”. Ma il calcio non è mai chiaro. Il calcio non accetta messaggi assiomatici. Non è una scienza esatta. E quando pensi di aver capito qualcosa, arriva l’imprevedibile e, dal nulla, la folgorazione: “so di non sapere”.
La rimonta del PSG
La rimonta del PSG è stata una sinfonia di caos e bellezza. Dembélé e Barcola hanno cancellato in pochi minuti il vantaggio degli inglesi, ridando voce a uno stadio che sembrava rassegnato. Poi è arrivato il colpo di testa di Neves, a sigillare una serata che già profumava di epica. E come se non bastasse, nel recupero, è spuntato Ramos, non Sergio ma Goncalo, come una sentenza scritta nel destino, a mettere il punto esclamativo. Spettacolarità? Forse non sempre, ma caos, accidenti, quello sì.
Due reti annullate per fuorigioco, decisioni al limite che avrebbero potuto cambiare il corso degli eventi, check e contro-check in un Var-Bar da cineteca. Errori individuali, come quello di Dias che ha lasciato spazio a Barcola, o forse no: forse è stata solo la classe dell’avversario. E qui sta la domanda che si insinua nella mente di chi guarda: dove finisce l’errore e dove inizia il genio? Dove si trova il confine fra il caso e il talento, fra la tattica e l’improvvisazione?
La magia del calcio
E soprattutto: la verità esiste davvero in questo sport?
Il calcio non è solo numeri e schemi. Non è solo mercato e strategie. È qualcosa di più profondo. È quella scintilla di magia che trasforma una serata sotto la pioggia in una storia da raccontare. È quella follia che porta Luis Enrique, uno che anni fa aveva simil-fallito a Roma, a costruire una squadra capace di ribaltare la (quasi) inarrestabile macchina di Guardiola. È la stessa follia che un tempo regalò al Barcellona una remuntada impossibile contro questo stesso PSG, e che oggi restituisce ai parigini una serata di riscatto.
Il fascino dell’imprevedibile
Il City segna, ma subisce. Il PSG lotta, cade, ma si rialza. E noi spettatori? Restiamo sospesi in questo teatro di emozioni, incapaci di decifrare la verità, ma felici di non averne bisogno. Perché il calcio è bello proprio così: incomprensibile, folle, umano.
Forse è per questo che ci piace così tanto. Perché ci ricorda che, come nella vita, la logica è solo una delle tante voci di una sinfonia più grande. E allora lasciamoci trasportare da questo caos meraviglioso. Continuiamo a sognare come bambini, sotto la pioggia o sotto il sole, perché in fondo il calcio è questo: l’impossibile che si avvera.
Pier, diceva, “grazie Signore che ci hai dato il calcio”, noi per ora ringraziamo Tv8, che non trasmette più calcio italiano, ma che almeno, qualche volta, riesce ancora a farci divertire.
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About the Author: Alessandro Tassinari
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