Dove ti porto: pareggio, polemiche e veleni fra Roma e Porto

Dove ti porto: pareggio, polemiche e veleni fra Roma e Porto

di 14 Febbraio 2025

Mentre Katia Follesa baciava Simon Le Bon sul palco di Sanremo in diretta nazionale, il destino cinematografico della Roma si compiva nel più impareggiabile dei dissing arbitro – allenatore della storia.

Passano gli anni, cambiano le competizioni, si susseguono allenatori su allenatori, ma la musica (con buona pace di Sanremo) non cambia mai. “Dove ti ha portato tutto questo? Di nuovo da me”. Direbbe il caro Thanos.

Infatti, per le squadre italiane (e per la Roma in particolare) il percorso arbitrale europeo appare segnato sin dal principio; non è un caso che persino ad uno notoriamente pacato ed esempio di carisma come Claudio Ranieri sia quasi partita la proverbiale vena dopo l’arbitraggio di Porto-Roma in Europa League. E come dargli torto?


L’ennesima ingiustizia arbitrale

Non vogliamo qui sostenere che i nostri non abbiano vinto per l’arbitraggio (che pure non ha semplificato le cose), non cerchiamo scuse, non vogliamo alibi. Ma nel giorno la discussa sconfitta europea dell’Atalanta, lasciar passare impunito ogni torto subito dal movimento calcistico italiano non appare certo possibile.

Per quanto riguarda Porto – Roma, già dai primi minuti era chiaro: qualcuno aveva già deciso come doveva andare a finire. Il copione è il solito, già visto troppe volte, specialmente quando di mezzo c’è la Roma.

  • Cartellini non dati, ma Rosso per la Roma. Ok, il regolamento dice così, ma peccato che quando a essere colpito sia Dybala (costretto a uscire in lacrime) il cartellino rimanga ben saldo nel taschino.
  • Cristante, la croce della Roma. Un altro espulso. Un’altra batosta. Non Cristo che porta la croce, ma Cristante che diventa croce per tutta la squadra. Non solo per le solite prestazioni mediocri, ma anche perché (“suo malgrado”) viene cacciato anzitempo dal campo.
  • Mancini, rispetto! Mostra lo stemma con orgoglio, chiede rispetto. Ma a quanto pare, in certi ambienti la Roma il rispetto deve solo chiederlo, senza mai ottenerlo.

La rabbia di Ranieri: un inedito che dice tutto

Chi conosce Sir Claudio sa che per farlo incazzare serve davvero un’impresa. Eppure, ieri sera, l’impresa l’ha compiuta l’arbitro.

“Secondo me aspettava l’occasione per dargli un rigore.”

Lo dice senza giri di parole. Non voleva che i giocatori andassero a salutare l’arbitro. E fa bene. Perché certi atteggiamenti non meritano alcun rispetto. Rosetti ci spieghi perché certi arbitri vengono scelti apposta. Lo sa che su 21 partite dirette da questo signore, la squadra di casa ha vinto o pareggiato sempre? Coincidenze?

Ah già, Rosetti è lo stesso che mandò Taylor a Budapest.

Serve aggiungere altro? Ecco le parole complete del mister:

“Secondo me aspettava l’occasione per dargli un rigore. Ho detto ai ragazzi ‘non protestate che vi ammonisce’.
Mi rivolgo a Rosetti: tutto il mondo sa che lei è una persona integerrima e onesta. Come fa a mandare a Porto un arbitro che su 21 partite dirette da lui, la squadra fuori casa ha pareggiato 9 volte e tutte le altre le ha vinte la squadra di casa. Queste cose le sa? Non volevo che i giocatori lo andassero a salutare. Ma scherziamo? Non meritava il saluto”


Avevamo Mourinho, ci davano dei frignoni. Oggi ci danno ragione.

A qualcuno non piacerà sentirlo, ma quando Mourinho urlava e si difendeva, tutti lo accusavano di piangere. Tutti ci accusavano di piangere. Oggi, gli stessi che lo attaccavano, chiedono giustizia e linea dura. Peccato che ormai sia tardi. La Roma ha già pagato abbastanza per il silenzio della sua dirigenza.

Il silenzio non paga. L’essere accondiscendenti non ti premia. Non vinci trofei. Non ti restituiscono i torti arbitrali. Non guadagni credibilità (anzi).

Se ti rubano una finale di Europa League e stai zitto, non otterrai alcuna ricompensa. Se difendi la tua squadra e li metti davanti alle loro colpe, almeno non ti prendono in giro apertamente.

Grazie Mister Ranieri, perché come fece Josè, ci hai fatto sentire meno soli. Speriamo che, almeno questa volta, qualcuno ai piani alti della Roma dedica di sostenerti, si degni di metterci la faccia.


Ora, all’Olimpico, ci riprendiamo tutto

Ci hanno buttati giù mille volte, ma la Roma si rialza sempre. Ora, all’inferno dell’Olimpico, la bolgia romanista dovrà fare la sua parte. Ci riprendiamo quello che è nostro. 

Il contrappasso della UEFA dovrà essere il coro di voci giallo-rosse che, in barba a tutto e tutti, dimostrano di essere più forti del momento, più forti del sistema, più avanti del singolo risultato.

Perché tutto passa, la Roma resta. Sempre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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About the Author: Alessandro Tassinari

Alessandro nasce a Forlì il 21 settembre del 1998. Ha partecipato a diversi Concorsi Letterari ottenendo più di ottanta premi e riconoscimenti (tra primi posti e menzioni di merito); suoi componimenti sono presenti in diverse antologie e siti d’impronta culturale. Nel 2015 partecipa ad una mostra forlivese, dedicata alla creatività adolescenziale. Partecipa come comparsa alla docu-fiction “Morgagni oggi; sua maestà anatomica” (di Cristiano Barbarossa). Realizza le illustrazioni per il fantasy “L’ombra di Lyamnay” (Annarita Faggioni), per poi firmare le introduzioni alla raccolta poetica “Respiro di vita” (Melissa Storchi) e a “Dieci Dodici” (Umberto Pasqui). Nel 2016 riceve il premio “Naim Araidi” per la poesia giovane. L’anno seguente partecipa come giurato al concorso “Aspettando il Natale”. Vince una borsa di studio per merito presso l’Università di Bologna ed un’altra istituita dal Comune di Cervia in memoria di Gino Pilandri, storico sindaco della città romagnola. Presso l’Università di Bologna consegue in tutto tre lauree: in Lettere, Italianistica e Geografia.

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