Edoardo Bove: il cuore di un guerriero
Edoardo Bove: il cuore di un guerriero
Quando la “sfortuna” colpisce i più forti
Le cose brutte accadono sempre alle belle persone. È così. Ad ogni livello. Non c’è giustizia, non c’è meritocrazia, nemmeno nel fato, nemmeno nella sorte.
Non importa quanti soldi hai, dove vivi o quale sia il tuo nome. Quando la sfortuna ti cerca, in qualche modo, ti trova. Lo stesso può dirsi per il cuore giallorosso (e il cuore qui non è un dettaglio trascurabile) di Edoardo Bove, che soltanto un paio di mesi fa perdeva i sensi in campo durante un Fiorentina-Inter passato tristemente alla storia per eventi che tutti conosciamo.
Bove sul palco di Sanremo: un’emozione diversa
Proprio di questi eventi si è parlato ieri sera durante la finale del Festival di Sanremo, quando il nostro Edo è stato invitato sul palco dal direttore artistico Carlo Conti per raccontare la sua esperienza.
Bove è emozionato e, probabilmente, non è abituato a quel tipo di situazioni mediatiche. Si vede. Ed è giusto che sia così. Un conto è parlare ai microfoni dopo una partita, un’altra cosa è ritrovarsi davanti a una platea gremita di gente (e a milioni di telespettatori in tutta Italia) per essere seri, persone “tutte d’un pezzo”, come si dice.
Ma Bove non è un pezzo unico, il suo cuore è (metaforicamente) spezzato. Lui è un calciatore, ma al momento non può esserlo. È un giovane appassionato, che non può dimostrarlo sul suo palcoscenico naturale: il campo da gioco.
L’altalena di emozioni di un ragazzo qualunque
Eroe silenzioso di Tirana, uomo spogliatoio, proverbiale “bravo ragazzo“, Bove si mette a nudo, raccontando il momento difficile che sta attraversando. Un’altalena di emozioni che è costretto a vivere ogni giorno, proprio come tanti altri, con storie e situazioni diverse.
Edoardo dà voce a ciò che voce non ha, alle paure di un giovane che, come tanti altri, non sa più cosa il futuro gli riserverà. Verrebbe quasi alla mente un altro figlio di Roma che, nel momento più brutto della sua vita, ammetteva:
“Adesso ho paura, concedetemi un po’ di paura”.
La paura, caro Edo, ci sta tutta.
Un abbraccio che non basta
E a poco conta l’abbraccio di un Paese unito al di là dei colori. A poco conta la vittoria dei suoi nel recupero contro l’Inter. A poco contano le parole, gli abbracci, il supporto del mondo intero. Alla fine, Bove è soltanto un ragazzo che ha perso un pezzo di sé e lotta con tutto sé stesso per ritrovarsi.
Così, in attesa che tu riesca a farlo, a ritrovarti, a segnare la strada per il tuo “nuovo futuro”, rimarremo qui al tuo fianco, a darti tutto il nostro appoggio e il nostro sostegno.
Bove, la Roma e il suo vero posto
Perché, per quanto mi riguarda, Edoardo Bove sarà sempre il funambolo del:
“Bove! Bove! Edoardo Bove! Un ragazzo delle giovanili, cresciuto nella Primavera”.
Quello che porta avanti la Roma nella magica notte contro il Leverkusen di Xabi Alonso.
Bove non è abituato a stare su un palco, non è il suo mondo. Ed è bello proprio per questo. Perché il suo posto è in campo, a correre, soffrire e sudare con i suoi compagni. Lì lo vogliamo rivedere.
Il cerchio si chiude (per ora)
Come nota finale, Edoardo chiude la sua serata musicale presentando una romanista prima della sua esibizione. E il cerchio si chiude, almeno per ora. Perché, come dice un altro grande romanista:
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.”
E noi, con sguardo sognante, restiamo a guardare…
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About the Author: Alessandro Tassinari
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