Disaffezione al voto e regressione politica: un pericolo sottovalutato

Disaffezione al voto e regressione politica: un pericolo sottovalutato

di 28 Febbraio 2025

Viviamo un’epoca in cui la sfiducia nella politica ha raggiunto livelli mai visti prima. L’astensionismo cresce, le urne si svuotano, e chi resta a votare spesso premia quei partiti che meglio sanno urlare slogan vuoti, più che proporre soluzioni concrete. Così, mentre da una parte si denuncia il degrado del dibattito pubblico, dall’altra si lascia campo libero a una classe dirigente sempre più populista e regressiva.


La vittoria facile di chi urla più forte

Le ultime tornate elettorali ci dicono chiaramente che la parte moderata ed europea del Paese sta scegliendo di non partecipare, lasciando il palcoscenico a chi basa la propria strategia politica sulla paura, sulla divisione e sulla ricerca costante di un nemico. Il risultato? Governi che, più che amministrare, si dedicano alla propaganda, tra slogan identitari, leggi divisive e attacchi ai diritti civili.


La minaccia della normalizzazione

Il vero problema, però, è un altro: ci stiamo abituando a tutto questo. Scandali, dichiarazioni estreme, manipolazione della realtà: elementi che un tempo avrebbero indignato e spinto all’azione, oggi passano quasi inosservati. Anzi, diventano nuova normalità. E quando l’indignazione lascia il posto alla rassegnazione, chi è al potere vince per inerzia.


Il regalo dell’astensione: servito su un piatto d’argento

Non andare a votare significa regalare il potere a chi sa solo fare demagogia. Certo, la politica attuale non aiuta a creare entusiasmo, ma chi pensa di protestare non votando, in realtà non sta facendo altro che facilitare la vittoria di chi sfrutta il malcontento per consolidarsi. In un sistema democratico imperfetto, la partecipazione è l’unico strumento per evitare derive pericolose.


Conclusione: svegliarsi prima che sia troppo tardi

Le tendenze che vediamo oggi in Italia e all’estero – con il ritorno di leader autoritari, nazionalisti e xenofobi – sono il frutto di questa dinamica. Il pericolo è chiaro, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La domanda è: quanto ancora dovremo perdere prima di capire che lasciare il campo libero a chi sa solo urlare è il più grande errore che possiamo commettere?

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About the Author: Alessandro Tassinari

Alessandro nasce a Forlì il 21 settembre del 1998. Ha partecipato a diversi Concorsi Letterari ottenendo più di ottanta premi e riconoscimenti (tra primi posti e menzioni di merito); suoi componimenti sono presenti in diverse antologie e siti d’impronta culturale. Nel 2015 partecipa ad una mostra forlivese, dedicata alla creatività adolescenziale. Partecipa come comparsa alla docu-fiction “Morgagni oggi; sua maestà anatomica” (di Cristiano Barbarossa). Realizza le illustrazioni per il fantasy “L’ombra di Lyamnay” (Annarita Faggioni), per poi firmare le introduzioni alla raccolta poetica “Respiro di vita” (Melissa Storchi) e a “Dieci Dodici” (Umberto Pasqui). Nel 2016 riceve il premio “Naim Araidi” per la poesia giovane. L’anno seguente partecipa come giurato al concorso “Aspettando il Natale”. Vince una borsa di studio per merito presso l’Università di Bologna ed un’altra istituita dal Comune di Cervia in memoria di Gino Pilandri, storico sindaco della città romagnola. Presso l’Università di Bologna consegue in tutto tre lauree: in Lettere, Italianistica e Geografia.

One Comment

  1. Fabio 2 Marzo 2025 at 9:49 - Reply

    Sono da sempre sostenitore di valori, attaccato ai valori, alla onestà, alla cultura, alla politica. Purtroppo tutto questo non esiste ormai più. Nel nostro paese possono laurearsi persone che non sanno quando usare l'”H” e possono diventare capi del governo i vari Salvini, Bossi, Berlusconi, Andreotti, Lollobrigida, Calderoli, Grillo, Craxi ecc… Non mi stupisce che Cicciolina, la Brambilla, o la De Girolamo siano in Parlamento… E ti dico che ad oggi non riesco a ritrovarmi nei valori di una persona che possa rappresentarmi nel governo. Berlinguer dove sei??

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