“Dalle Alluvioni ai Cannoni: L’Europa che Non Impara”
“Dalle Alluvioni ai Cannoni: L’Europa che Non Impara”
È una questione di priorità. Ma al contrario.
Mentre l’Italia e l’Europa sono flagellate da eventi climatici estremi, i leader dell’Unione Europea sembrano concentrarsi su un’altra “emergenza”, almeno dal loro punto di vista: il riarmo.
Un’Unione nata sotto la spinta monetaria prima che culturale (e si vede), che ora, invece di affrontare con urgenza i cambiamenti climatici, propone di investire ingenti somme in nuove spese militari. Per carità, non che i temi riguardanti la difesa (soprattutto in questo periodo di crescenti instabilità) non siano importanti, ma cerchiamo di guardare la situazione con gli occhi di chi vive in un Pianeta sull’orlo del collasso ambientale.
Follia pura, che si allinea bene ad altre scelte politiche di dubbia lungimiranza. E ovviamente sappiamo già quali saranno i soliti settori dove queste ultime, a livello nazionale, produrranno saranno tagli: scuola, sanità, ecc. La realtà europea si congiunge quindi alle logiche sovraniste dello Stato meloniano? Siamo davvero arrivati a questo?
Da spalare fango a insultarsi nel fango
Recentemente, regioni come l’Emilia-Romagna sono state colpite da disastri ambientali che hanno messo in luce la fragilità del nostro territorio. Questi eventi, tuttavia, non possono più essere considerati come fenomeni circoscritti nello spazio e limitati nel tempo. Stanno diventando una nuova e terrificante “normalità”.
La Protezione Civile ha sottolineato l’importanza di una gestione proattiva e sostenibile del territorio per mitigare i rischi idrogeologici (fonte qui). Tuttavia, invece di concentrarsi su interventi strutturali per prevenire tali calamità, l’attenzione politica sembra rivolta altrove. Ad ogni livello.
Combattimento antico di “parole proibite”
In questo scenario, il dibattito politico si trasforma in un rimpallo di colpe continuo, senza mai individuare i reali responsabili. Intanto, le vittime ci sono, sia tra i vivi che tra i morti: gli sfollati, le persone che hanno perso tutto, coloro che vivono nella costante paura di una nuova alluvione, di essere sommersi dal fango. Tutti i cittadini, consapevoli o meno del rischio che stanno correndo.
Così, oltre al fango dei fiumi, arriva quello delle parole e del rimpallo dell’inefficienza e della vergogna politica più becera. Le speculazioni e i rimpalli di potere non si fanno certo attendere. Anzi. I fatti, purtroppo, lo dimostrano.
ReArm Europe: una scelta discutibile
Il 6 marzo, il Consiglio Europeo ha approvato il pacchetto da 800 miliardi di euro per sostenere il progetto ReArm Europe, al fine di incentivare un piano di riarmo europeo con investimenti nel campo della difesa (fonte qui).
Questo piano prevede 150 miliardi di prestiti agli Stati membri e lo scorporo delle spese militari dai vincoli di bilancio per un totale di 650 miliardi di euro (fonte qui).
Tuttavia, questa decisione ha suscitato divisioni politiche tra i partiti italiani, con la stessa maggioranza Meloni spaccata sulla questione (fonte qui).
Conclusione, conclusioni?
In un momento in cui le risorse pubbliche dovrebbero essere destinate a rafforzare la resilienza del territorio e a proteggere i cittadini dagli effetti devastanti del cambiamento climatico, l’Unione Europea sceglie di investire massicciamente nel settore militare.
Una scelta che solleva interrogativi sulle reali priorità politiche e sulla direzione futura del nostro continente. Soprattutto alla luce delle numerose perplessità interne ed esterne, arrivare a decisioni così radicali appare una scelta quantomeno discutibile.
Davanti a problemi che ci portiamo dietro (ed alimentiamo a nostra volta) da ben più tempo, scegliamo un’altra volta il silenzio. Ma così facendo perdiamo tutti; è un’altra grande sconfitta e un passo indietro per la costruzione di un futuro migliore per il Pianeta e per chi, come noi, lo abita.
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