Lo Sporting: Memorie e storie di chi ha scritto la storia di Milano Marittima
Lo Sporting: Memorie e storie di chi ha scritto la storia di Milano Marittima
Il coraggio di scrivere la storia
Nel racconto della storia di un luogo, non sono solo le fonti scritte o accademiche a dare valore alla narrazione. È anche attraverso le voci, i ricordi e le emozioni di chi ha vissuto intensamente un tempo e uno spazio, che si può cogliere l’anima di una città. Con questo spirito, si inserisce il contributo offerto da Anna Rita e Maria Antonietta, madre e figlia, che attraverso un coinvolgente racconto a due voci ci portano nella Milano Marittima degli anni ’60, al cuore pulsante dello “Sporting”, un locale divenuto nel tempo uno dei simboli della località.
Lo Sporting: nascita e trasformazioni
Tutto ha inizio agli albori degli anni Sessanta, quando Corrado Matteucci, marito di Antonietta, prende in gestione il locale. La proprietà era in mano al duo “Gar-Pas” (Gardelli e Pasini), ma la gestione vera e propria vedeva protagonisti Matteucci, Benzi e Montanari: nasce così il gruppo MBM. Nel tempo, da Bar Gelateria Sporting, il nome si semplifica a “Lo Sporting”, diventando infine solo “Sporting” con l’ampliamento in ristorante. L’evoluzione del locale riflette lo spirito di una Milano Marittima in pieno fermento culturale e sociale.
Il cuore dello Sporting: prodotti, idee e innovazione
Negli anni ’60, lo Sporting non era solo una gelateria, ma un autentico centro di aggregazione. Dal gelato prodotto internamente (persino venduto al celebre locale Pineta) alle paste fornite esternamente, passando per i cocktail e le sale da tè, il locale abbracciava un’offerta variegata. Tuttavia, fu la sala giochi con pista di macchinine e l’accordo con Politoys (poi Polistil) a trasformare il locale in un vero paradiso per i bambini: ogni 20 gelati, una macchinina in omaggio. Un’idea brillante che attrasse famiglie e fidelizzò generazioni di clienti.
Una città da vivere: eventi, personaggi, atmosfera
Milano Marittima era un palcoscenico aperto, e lo Sporting ne era uno dei protagonisti. Il locale accoglieva personalità come Lucio Dalla, Mina, Fausto Leali, Sylva Koscina, Tonino Guerra, e ospitava eventi come sfilate equestri, gare di cavalli e concerti improvvisati. I ricordi si intrecciano alla quotidianità: la confusione per un’auto parcheggiata “vicino a un pino” o i trucchetti dei clienti più “furbetti” sono aneddoti che raccontano la vitalità di un’epoca irripetibile.
Dietro le quinte: lavoro, passione, dedizione
Dietro il successo dello Sporting c’era un’organizzazione familiare e attenta. Ognuno aveva un compito preciso: Corrado si occupava della direzione e degli acquisti (come l’esclusiva per il cioccolato Lindt), Montanari del personale, Benzi del banco. Un’attenzione meticolosa anche ai dettagli: dalle divise dei camerieri, alla selezione dei coni Babbi e dei limoni di Sorrento per i gelati alla frutta. Il racconto di Carlo, cominciato come “comino” e poi diventato imprenditore in Germania, dimostra l’umanità del gruppo e l’opportunità offerta a chiunque avesse voglia di impegnarsi.
Un’identità che resiste: fedeltà e memoria
Lo Sporting non era solo un locale, era un punto fermo nell’immaginario collettivo. Le “rivalità buone” con la gelateria La Perla si trasformavano in sfide sportive, i clienti affezionati tornavano ogni anno, chiedendo delle vecchie gelataie “generose” nei coni. Tutto questo a conferma di come un luogo acquisisca senso solo se vissuto, abitato, ricordato.
Tra scuola, dialetto e guerra: l’anima di Antonietta
Antonietta, maestra montessoriana, ha intrecciato la sua vita tra l’impegno scolastico e quello nel locale. Racconta della sua infanzia durante la guerra, dei bombardamenti del 1944, della voglia di leggere anche alla luce di un lume a petrolio. La memoria scolastica si fonde a quella familiare e locale, così come il suo impegno, anche dopo la pensione, si sposta sulle attività dialettali nelle scuole e nelle case di riposo.
Conclusione: Lo Sporting, uno specchio della città
Lo Sporting non è stato solo un bar, una gelateria, o un ristorante. È stato un luogo dell’anima, un cuore pulsante di una comunità che cresceva, sognava e si raccontava. Attraverso le parole di Antonietta e Rita, emerge una Milano Marittima vissuta, intensa, piena di energia e di umanità. Questo racconto contribuisce a conservare una memoria collettiva, preziosa, che dà senso anche al presente.
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About the Author: Alessandro Tassinari
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