Totti sicuro: “I migliori al mondo sono due, Mourinho e Ancelotti”
Totti sicuro: “I migliori al mondo sono due, Mourinho e Ancelotti”
Il futuro della Roma passa da una dichiarazione pesante come una sentenza
Parla Totti, parla Roma
Quando parla Francesco Totti, non è mai una dichiarazione come le altre. È Roma che prende voce. E anche questa volta, il Capitano ha lasciato un segno profondo nel dibattito sul futuro della panchina giallorossa, con poche parole dense di significato e impliciti:
“I due migliori allenatori al mondo sono Mourinho e Ancelotti”.
Una frase chiara, netta, senza diplomazia. E un suggerimento nemmeno troppo velato alla società. La Roma, se vuole tornare grande, ha bisogno di una guida di statura mondiale. E Totti ha già indicato la via.
Mourinho, il gigante ingombrante
José Mourinho è stato più di un semplice allenatore per la Roma. È stato un riferimento emotivo, identitario, quasi ideologico. Amato visceralmente da una parte della tifoseria, temuto (e a volte odiato) da chi non sopportava la sua presenza troppo ingombrante. Ma come scriveva un tifoso (ovvero “come scrivevo”) in una lettera nemmeno troppo “lontana”:
“Un uomo da solo mi aveva ridato la gioia di seguire uno sport troppo spesso disgustoso, mi aveva fatto ricordare perché si amano certi colori”.
Due finali europee in due anni. Una Conference vinta che ancora brucia nella mente di chi la vorrebbe sminuire, e una finale di Europa League rubata da un arbitraggio vergognoso. Mourinho ha fatto tutto questo con una squadra definita “costruita a metà fin dall’inizio”, senza mai far mancare il suo impegno, la sua voce, la sua presenza totale.
L’amarezza che resta
Il suo esonero, a metà stagione, è stato vissuto come uno strappo. Una follia di metà inverno – come l’ha definita “quel tifoso” – che ha lasciato un vuoto nell’anima giallorossa. Totti oggi lo conferma: Mourinho è uno dei migliori al mondo, punto.
E se ora è così facile criticare il portoghese, è perché spesso ci si dimentica di ciò che ha rappresentato.
Come nei Cesaroni, serie cult romanista per eccellenza, quando Antonello Fassari – scomparso da pochi giorni – diceva con malinconia: “Che amarezza”. Così si conclude quella lettera. Una battuta diventata oggi perfetta sintesi di questo addio forzato, che lascia ancora l’amaro in bocca.
E Ancelotti? Il sogno impossibile
Totti ha aggiunto anche un’altra verità, con la sua solita franchezza:
“Servirebbe Ancelotti, ma tanto non verrà”.
Carlo Ancelotti, romano, ex giocatore giallorosso, è il sogno inconfessabile di ogni romanista. Ma è probabilmente troppo impegnato, troppo vincente, troppo altrove. Eppure, sentirlo dire da Totti ha acceso un riflettore su una suggestione rimasta sempre sullo sfondo.
Serve un’identità, non solo un nome
In tutto questo, ciò che emerge è la necessità di un’identità forte. Mourinho l’aveva data, e ora va ricostruita. Magari con un altro profilo internazionale. Magari senza fare come fatto con De Rossi, che oltre alle sue personali difficoltà legate ad inesperienza e dirigenza assente, non ha forse saputo reggere nemmeno il peso di una panchina ereditata tra le ombre del sospetto.
Perché, come dice quella lettera così sincera e disperata:
“Io amo Daniele, ma temo lo stiano usando come scudo umano”.
Il futuro è adesso
La Roma è a un bivio. Totti ha parlato, Mourinho ha lasciato il segno, Ancelotti è il sogno. Ma serve una scelta. Lucida, coraggiosa, ambiziosa.
Per puntare sempre più in alto e non dover dire, ancora una volta, “che amarezza” (almeno in ambito calcistico). Antonello, alias Cesare Cesaroni, ci piace ricordarlo associando le sue proverbiali sentenze in momenti ben più lieti per i suoi (i nostri) amati colori.
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About the Author: Alessandro Tassinari
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