Da Totti a Hummels, da Mou a Juric: quale futuro per la Roma?
Da Totti a Hummels, da Mou a Juric: quale futuro per la Roma?
Da Totti a Hummels, da Mou a Juric: quale futuro per la Roma?
Non ero più abituato a fare articoli critici o ad esprimere opinioni troppo negative verso squadra o giocatori. Questo perché, a volte, ci dimentichiamo che anche questi “Dei lontani” che vediamo in TV coi nostri colori sono in realtà persone come noi e, pertanto, prima di avanzare critiche “dal divano” preferisco contare fino a dieci, o a venti se serve.
Recentemente, tuttavia, si stanno susseguendo una serie di scelte che ritento pressoché incomprensibili, quando non addirittura lontane anni luce da una corretta gestione di un top club, come invece dovrebbe essere la Roma. Riflettendo sul primo avvento della gestione americana, torno all’ormai ex presidente Pallotta, la cui gestione si chiuse fra alti (la storica semifinale di Champions League dopo l’epico 3-0 al Barcellona di Messi & Co) e bassi (bassissimi). Fra questi punti in cui si è toccato il fondo spicca certamente la sciagurata modalità con cui si è costretto al ritiro una bandiera come Francesco Totti, dopo averlo accusato di essere il problema della squadra (cosa che accadrà anche con Mourinho e con tutti i grandi campioni, in qualche modo, scomodi) e dopo aver “complottato” col benestare di Spalletti per allontanare una leggenda dalla sua casa.
Tolto Totti, sarà anche il momento di mister Difra, portato a Roma senza un progetto concreto, abbandonato a sua volta a se stesso, nonostante una passione (la sua) e una competenza che, alla fine, lo hanno portato ai risultati che conosciamo. Con lui sono sono esplosi, ad esempio, Alisson e il primo Zaniolo, prima che le scelte di mercato sostituissero Nainggolan con Nzonzi e lo stesso brasiliano con lo svedese Olsen (scelta che diede il via ad un valzer improponibile di portieri, fra cui Pau Lopez). La scelta di puntare sul profilo di Pastore, andando contro ai suggerimenti dello stesso Totti (che nel frattempo era diventato dirigente giallorosso), fu solo una delle tante idee errate che avviarono un processo di progressivo indebolimento del club. Totti sarebbe stato cacciato una seconda volta, in modo indiretto, ancora più subdolamente di prima, mentre giocatori come Schick sarebbero stati poi stra-pagati, senza tuttavia dar loro il tempo necessario per ambientarsi. Da quei momenti in poi, sostanzialmente, qualcosa si è rotto a Roma, qualcosa che ha visto nel romanismo il male da combattere e nelle figure di riferimento come Mourinho il parafulmine perfetto per placare le ira dell’ambiente.
Da Pallotta ai Friedkin, infatti, è cambiato lo stile comunicativo e diverse modalità gestionali, ma il trend negativo (per banalizzare, si parlerà di “rapporti umani”) non pare essere migliorato granché, anzi. Così, recentemente, i casi di José e Daniele rappresentano solo l’ultimo esempio di una scarsa, scarsissima, lungimiranza decisionale, con le due finali europee che rappresentano, col senno di poi, più un’eccezione mourinhana che una regola romanista.
Adesso, la curva appare ormai stanca e ben consapevole di quanto sta accadendo, con le scelte dirigenziali che non possono essere più accettate semplicemente per la (sempre sacra) maglia e anche l’incolpevole Juric inizia ad essere messo in discussione per le sue parole non sempre di facile comprensione.
Dalla presunta grande partita nella sfida persa 1-0 contro l’Elfsborg, fino alla prestazione che “non si vedeva da anni” contro l’Inter, alcune dichiarazioni del nuovo mister giallorosso, infatti, appaiono pressoché fuoriluogo. Nella conferenza stampa di oggi, come se non bastasse, Juric ha persino dichiarato che Hummels sta fuori per “scelta tecnica”, fugando i dubbi di chi metteva in discussione la forma fisica del fuoriclasse tedesco (arrivato comunque al termine della pre-stagione giallorossa). Il tutto va poi aggiunto alla visione di gioco “fuori dal comune” di Cristante e all’idea per cui Zalewski sarebbe un esterno “che sa dribblare l’avversario nelle partite chiuse”.
Il mister non guarda il curriculum ma solo l’allenamento? Va bene, ma appare comunque incredibile come un giocatore che appena cinque mesi fa giocava la finale di Champions League (per poi essere premiato come miglior difensore della competizione) ora non trovi spazio nella Roma, finendo persino dietro a Celik e Angelino nelle gerarchie. Juric ha detto che il tedesco “avrà le sue occasioni”, ma Hummels (che farà 36 anni a breve) non ha certo tempo da perdere. Alle scelte tattiche, infine, dovrebbero seguire almeno prestazioni sul campo e risultati che, al momento, non sono arrivati. Le cose, però, devono necessariamente cambiare, altrimenti avremo perso il pragmatismo di Mou e il romanticismo di Daniele senza aver dato nessuna vera svolta alla stagione (e al futuro) della Nostra Roma.
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About the Author: Alessandro Tassinari
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Non possiamo purtroppo sapere cosa ci sia sotto, sarebbe bello vivere la realtà della nostra squadra del cuore da dentro… Ci aiuterebbe a comprendere le scelte, le dichiarazioni, i movimenti… La realtà sono gli scarsi risultati, la rabbia dei tifosi, la demotivazione dei giocatori… E il tifoso dal cuore spezzato attende fiducioso il cambiamento, la novità, la scelta giusta….