La versione “ufficiale”:

Alessandro nasce a Forlì il 21 settembre del 1998. Ha partecipato a diversi Concorsi Letterari ottenendo più di ottanta premi e riconoscimenti (tra primi posti e menzioni di merito); suoi componimenti sono presenti in diverse antologie e siti d’impronta culturale. Nel 2015 partecipa ad una mostra forlivese, dedicata alla creatività adolescenziale. Partecipa come comparsa alla docu-fiction “Morgagni oggi; sua maestà anatomica” (di Cristiano Barbarossa). Realizza le illustrazioni per il fantasy “L’ombra di Lyamnay” (Annarita Faggioni), per poi firmare le introduzioni alla raccolta poetica “Respiro di vita” (Melissa Storchi) e a “Dieci Dodici” (Umberto Pasqui). Nel 2016 riceve il premio “Naim Araidi” per la poesia giovane. L’anno seguente partecipa come giurato al concorso “Aspettando il Natale”. Vince una borsa di studio per merito presso l’Università di Bologna ed un’altra istituita dal Comune di Cervia in memoria di Gino Pilandri, storico sindaco della città romagnola. Presso l’Università di Bologna consegue in tutto tre lauree: in Lettere, Italianistica e Geografia.

“siamo quello che scriviamo”

Il modo migliore per presentarmi è attraverso una delle mie poesie

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Fra le tante rubriche dedicate alla scrittura ne troverete anche una dedicata ai miei versi. Spazio alle emozioni!

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ono un poeta

Sono un poeta,
animo irrequieto
che vive di luoghi comuni,
espressioni taciturne
parole vuote
ricercando senza sosta
l’ultimo vocabolo del silenzio.
Sono un cliché improvvisato
un riflesso sbagliato
guazzabuglio altezzoso e sudato
di sillabe senza una meta
che cercano invano
il proprio metro mancato.
Sarò acqua prima che vi accorgiate
di quanto ardevo,
sarò tempesta prima che vi accorgiate
di quanto avessi sete
e sarò morto, infine,
per quanto sembrassi vivo
agli occhi di chi si volta
incrociando lo sguardo, guardando altrove,
sarò morto prima che vi accorgiate
di quanto sia vivo,
prima che il mio grido raggiunga
le orecchie di chi non vuole sentire,
il cuore di chi non voleva tradire
ma lo ha fatto sperando
in un’ultima notte di quiete.
Così il tempo si piega,
schiavo di se stesso
un’ultima enclave di silenzio
nella primavera del vuoto,
dove il sole risveglia la notte
per farsi colpire fino a sanguinare.
Sono un poeta
e ora lo dico,
difronte a tanto bruciare,
vicino a tanto patire:
sciagura a voi
che ci leggete
soltanto da morti;
potevate
ascoltare prima
il nostro grido d’amore
il nostro nido
il nostro dolore,
il nostro naufragare
fra parole incomprese
fra sillabe appese
ai desideri sparsi.
Sono un poeta
e reclamo a gran voce
il mio sprazzo
di felicità.
Sono un poeta.
Sono un poeta?

AleTasso21