L’ipocrisia di Lotito e lo “stile Lazio”: tra debiti, inchieste e scandali culturali
L’ipocrisia di Lotito e lo “stile Lazio”: tra debiti, inchieste e scandali culturali
Lotito accusa la Serie A, ma il suo passato non lo aiuta
Le recenti dichiarazioni di Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore di Forza Italia, sollevano interrogativi sulla coerenza delle sue affermazioni riguardo alla gestione finanziaria delle squadre di Serie A. Lotito ha criticato la presenza nel campionato di squadre con debiti significativi, sottolineando la necessità di applicare parametri uniformi per tutti i club.
“Tante squadre che oggi militano in Serie A non avevano i requisiti per iscriversi al campionato. Ma come fai a eliminare certe squadre blasonate? Serve coraggio e non tutti ce l’hanno.
Ci sono società con debiti di 600/700 milioni. Quelle sono dirigenze tecnicamente fallite, che poi però vincono il campionato. Se metti parametri devono valere per tutti, senza scappatoie”
Tuttavia, il suo passato è costellato da vicende che mettono in discussione la sua posizione.
Le inchieste su Lotito: Lazio e Salernitana sotto la lente
Nel giugno 2023, la Procura di Tivoli ha avviato un’indagine su Lotito e altri sei dirigenti, tra cui l’ex direttore sportivo Igli Tare, per presunte false fatture legate agli scambi di giocatori tra Lazio e Salernitana. L’accusa riguarda l’utilizzo di circa 30 milioni di euro dalla Lazio per sostenere finanziariamente la Salernitana, allora di proprietà della famiglia Lotito, attraverso operazioni di mercato ritenute fittizie.
Inoltre, nel marzo 2024, Lotito è stato ascoltato come persona informata sui fatti nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Perugia su presunti dossieraggi illeciti nel mondo dello sport, coinvolgendo anche il presidente FIGC Gabriele Gravina.
Lo “stile Lazio”: saluti romani, cori razzisti e scandali interni
Come se non bastasse, la Lazio è spesso al centro di polemiche legate a comportamenti e simbolismi di stampo razzista e fascista. Celebre l’episodio del 6 gennaio 2005, quando Paolo Di Canio esultò nel derby contro la Roma con un saluto romano, gesto che richiama esplicitamente l’estrema destra. Nonostante le critiche internazionali, l’ambiente laziale non ha mai completamente rigettato certe simbologie.
Altro caso eclatante riguarda Juan Bernabé, falconiere e responsabile dell’aquila Olimpia, mascotte ufficiale della Lazio. Nel 2021, Bernabé venne sospeso dopo essere stato filmato mentre faceva il saluto romano e inneggiava al Duce durante una partita. Nonostante la gravità del gesto, la situazione degenerò ulteriormente nel 2025, quando Bernabé venne definitivamente licenziato dopo aver pubblicato sui social contenuti (parliamo del famoso video del suo uccello, ma non l’aquila) considerati inappropriati. Lo stesso Lotito commentò: “Non c’è perdono. È più grave questo episodio del saluto romano”.
Una credibilità fragile
Questo racconto di cronaca non vuole essere un’accusa verso nessuno (non spetta certo a noi), ma queste vicende, sommate a una lunga storia di tifoseria spesso segnata da episodi di antisemitismo e insulti razzisti (questo però lo stigmatizziamo con forza), rendono difficile prendere sul serio le lezioni di moralità e rigore che Lotito sembra voler impartire agli altri club.
A prescindere dal fatto che possa avere ragione o meno, mentre denuncia squadre indebitate o gestioni opache, le ombre sulla Lazio e (probabilmente, visto il suo ruolo) sul suo stesso operato restano evidenti. O almeno, in apparenza sembra abbastanza chiaro così.
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About the Author: Alessandro Tassinari
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