Essere romanisti è una “missione”: il cuore giallorosso secondo Amedeo Minghi tra amore eterno e futuro in panchina
Essere romanisti è una “missione”: il cuore giallorosso secondo Amedeo Minghi tra amore eterno e futuro in panchina
Romanismo, una fede che non conosce fine
Essere romanisti non è una scelta casuale, né un semplice modo di vivere il calcio. È una fede, una testimonianza d’amore che resiste alle intemperie del tempo, che va oltre le classifiche, oltre la gloria e le sconfitte. È appartenenza, identità, resilienza. È sapere custodire segreti che solo chi indossa il giallorosso nel cuore può comprendere davvero.
Per il tifoso della Roma, ogni stagione è un viaggio tra passione e tormento, tra promesse e attese. Ma anche nei momenti più duri, la voce del cuore non tradisce mai. E tra le voci che meglio hanno cantato e vissuto questo sentimento eterno, quella di Amedeo Minghi spicca con sincerità e devozione.
Minghi, l’artista e la Roma
Cantautore raffinato, estraneo alle logiche del mainstream e lontano dalle etichette, Minghi rivendica con orgoglio il riconoscimento che più lo rappresenta:
“L’unica cosa di cui vado fiero, e lo scriva, è il fatto di essere stato nominato Cavaliere della Roma. E mica da una persona qualunque, ma dal grande e compianto Franco Sensi.”
Non è solo una dichiarazione, è un sigillo di appartenenza. L’amore per la Roma, per lui, non è solo una questione di tifo: è militanza emotiva, storia condivisa, orgoglio silenzioso ma incrollabile.
Post-Ranieri: tra Allegri, Gasperini e outsider a sorpresa
Con Claudio Ranieri pronto a salutare la panchina a fine stagione, a meno di dieci partite dalla fine del campionato si moltiplicano le voci sul suo successore. In pole position per molti c’è Massimiliano Allegri, che porterebbe solidità ed esperienza. Ma attenzione, perché nelle ultime ore sono risaliti fortemente anche i nomi di Gian Piero Gasperini e Stefano Pioli, soprattutto dopo il possibile defilarsi di Maurizio Sarri dalla corsa.
E proprio su Gasperini, Minghi si esprime con equilibrio e onestà:
“Nì. È un bravo allenatore: l’Atalanta veniva dal nulla e l’ha portata a raggiungere vette altissime, a livello internazionale. Ma con lui bisognerebbe dare il via a un progetto: non so se la piazza sia disposta ad avere pazienza.”
Una riflessione lucida, che riconosce il valore del tecnico ma anche la peculiarità della piazza romana, dove spesso il tempo per costruire è un lusso che pochi si possono permettere.
Tra cuore e panchina, Roma cerca il futuro restando fedele a sé stessa
Roma è così: una città che vive di istinto e ragione, di poesia e caos. E trovare il prossimo allenatore non sarà solo una questione tecnica, ma anche umana. Servirà qualcuno che, come Minghi con la sua musica, sappia capire l’anima della Roma, rispettarla e guidarla, senza tradirne lo spirito.
Perché essere romanisti, lo ripetiamo, non è un ruolo. È una vocazione.
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